Terra Nuda

Ci pensano le api a dimostrare lo stato di salute della biodiversità

Nel progetto di ricerca pluriennale promosso da Monini e realizzato da LifeGate, in collaborazione con l’Università di Bologna, l’obiettivo è monitorare la salubrità del territorio e il benessere degli insetti impollinatori. Dopo la creazione di un habitat adatto, sono state insediate diverse popolazioni di api e altre specie: i risultati a oggi ottenuti sono particolarmente incoraggianti e viene dimostrato come determinate pratiche agricole possano essere grandi alleate dell’ambiente

Olio Officina

Ci pensano le api a dimostrare lo stato di salute della biodiversità

È possibile misurare in maniera scientifica il grado di sostenibilità di un’attività agricola, al di là di proclami, ambizioni e teorie? Sì, basta chiedere alle api.

Lo dimostra il progetto pluriennale di ricerca promosso da Monini e realizzato da LifeGate in collaborazione con l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, che punta a monitorare il livello di biodiversità e salubrità del territorio e il benessere degli insetti impollinatori all’interno del Bosco Monini di Perolla, in provincia di Grosseto, un oliveto da circa quattrocentomila piante realizzato su terreni prevalentemente abbandonati e in parte bonificati.

Nella prima parte del progetto è stato creato un habitat adatto: i terreni sono stati riportati in salute con pratiche di sovescio e si è arricchita la biodiversità del luogo piantando nuove essenze, soprattutto mellifere, per attirare gli impollinatori e favorire la lotta naturale agli insetti/parassiti nemici dell’olivo.

In un secondo momento sono poi state insediate diverse popolazioni di api e impollinatori, attraverso tre diverse postazioni: una postazione per api mellifere con dieci alveari; una postazione per api selvatiche e solitarie con cinque nidi da circa cinquecento api osmie ciascuno; una postazione per impollinatori selvatici con due “bee hotel” vuoti per favorirne la colonizzazione.

I risultati del primo anno di ricerca sono stati particolarmente incoraggianti: lo sviluppo delle famiglie di api mellifere è stato molto buono, non si sono verificati episodi di moria anomala ed è stato prodotto miele in eccesso; le osmie hanno colonizzato i nidi e hanno registrato un tasso di riproduzione piuttosto elevato; anche i “bee hotel” sono stati occupati da diversi insetti impollinatori e in particolare dalle cosiddette api “tagliafoglie”.

Le analisi chimiche effettuate sul polline raccolto dalle api non hanno rilevato residui di pesticidi chimici di sintesi e hanno restituito una fotografia molto “colorata” della biodiversità.

È stato infatti possibile risalire al numero e alle varietà vegetali visitate dalle api: ben diciannove le varietà diverse impollinate.

Il progetto, spiega Lajal Andreoletti, responsabile progetti ambientali di LifeGate, “dimostra come l’agricoltura, spesso imputata per aver contribuito alla perdita di biodiversità e all’inaridimento del terreno a causa dell’uso massiccio di pesticidi chimici e di sintesi e alle monocolture intensive, possa essere una grande alleata dell’ambiente, salvaguardando la sua ricchezza che è ricchezza anche per la produttività”.

Bosco Monini, che entro il 2030 raggiungerà un milione di olivi, rappresenta il cuore del percorso di sostenibilità dell’azienda umbra che si pone l’obiettivo di produrre più olio italiano che sia realmente sostenibile sotto il profilo economico, produttivo e naturalmente ambientale, anche grazie al contribuito di progetti di ricerca realizzati con i più importanti partner nazionali.

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