Secondo Assoproli le attese del settore olivicolo rischiano di annullare mesi di lavoro e confronto
In una nota ufficiale l’organizzazione agricola esprime profonda preoccupazione per le modifiche introdotte al Decreto “Disposizioni nazionali sui programmi operativi delle Op e Aop del settore dell’olio d’oliva e delle olive da tavola”. Prendere in considerazione il 2022 come anno di produzione, anziché il 2021, penalizza le attività di programmazione in quanto si avranno dati incompleti e non definitivi

Assoproli, fra le più importanti organizzazioni di produttori italiana, esprime profonda preoccupazione per le modifiche proposte al decreto riguardante le disposizioni nazionali sui programmi operativi delle Organizzazioni e Associazioni di Produttori, Op e Aop, del settore dell’olio d’oliva e delle olive da tavola.
Modifiche che individuano il parametro per il calcolo del valore della produzione commercializzata, Vpc, di olio maturato nell’anno solare 2022, anziché nell’anno 2021.
“Una scelta – spiega il Presidente Giuseppe De Mastri- che penalizza l’attività di programmazione delle Op. Il rischio grave, infatti, è quello di definire futuri programmi operativi sulla base di dati non definitivi che potrebbero far predisporre i futuri Programmi operativi non adeguati alle reali condizioni delle imprese e alle loro esigenze. Programmi operativi che vanno presentati già dal prossimo 10 ottobre”.
Difficoltà che si acuiscono “considerando anche che il Piano Strategico Nazionale prevede l’avvio delle attività di programmazione a partire dal 1° gennaio 2023 e, pertanto, i programmi delle Op dovranno essere approvati entro il 31 dicembre 2022″.
«Il calcolo riferito al 2022 costringerebbe le nostre Op a programmare delle attività entro l’anno sulla base di dati la cui certificazione avverrà solamente in seguito. Elevato è il rischio di approvare programmi operativi inattendibili e suscettibili di notevoli oscillazioni – denuncia De Mastri -. In questo modo si annullano mesi di duro lavoro e confronto tra organizzazioni di rappresentanza, Ministero e altre Istituzioni coinvolte”.
“È un danno per la Puglia, che da sola rappresenta la metà dell’olio italiano, di diverse decine di milioni di euro perché – aggiunge – si elimina infatti dal sistema di calcolo del contributo l’esercizio del 2021 che è stato un anno molto positivo rispetto ad annate (es. 2023) in cui la produzione olivicola regionale e quindi il relativo fatturato che sarà realizzato dal comparto, si prospetta notevolmente inferiore”.
In apertura, foto di Olio Officina©
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