La sentenza non lascia spazio a interpretazioni: bloccati gli espianti degli ulivi pugliesi affetti da Xylella
I provvedimenti con cui la Regione aveva disposto l’estirpazione degli alberi malati sono stati sospesi. Con ogni probabilità, si ripeterà quanto accaduto in passato, quando per non abbattere 47 ulivi malati, ne sono morti 3.100. Il presidente della Cia Puglia Gennaro Sicolo chiede a gran voce alla magistratura di ascoltare e rispettare le richieste di scienziati e ricercatori, che in questi anni hanno condotto infinite ricerche per studiare le evoluzioni del batterio. Il patrimonio olivicolo pugliese va tutelato, e per farlo occorre dare spazio a coloro che lavorano costantemente sul campo
Le ordinanze emesse dal Tar della Puglia, che ha accolto le istanze cautelari presentati dai proprietari di numerosi ulivi monumentali risultati infetti e ha sospeso i provvedimenti con cui la Regione aveva disposto l’estirpazione degli alberi hanno provocato proteste e polemiche tra produttori, tecnici, organizzazioni professionali, docenti universitari e, perché no, anche politici.
Anche se le sentenze vanno rispettate, rimangono in molti le perplessità e i dubbi che, dopo i tanti anni trascorsi e il massacro di oltre 20 milioni di ulivi, c’è ancora molta confusione sul “caso” Xylella.
Sì perché, stando così le cose, la Xylella ritorna ciclicamente ad essere un “caso” vista la sentenza del Tar che ha bloccato l’espianto di 37 ulivi infetti a Ostuni, dimenticando quanto avvenuto ad Oria e Francavilla, dove per non abbattere 47 ulivi malati, con espianti bloccati dai ricorsi al Tar, sono morti 3.100 alberi per colpa del batterio killer e consentito al vettore di continuare ad infettare migliaia di esemplari anche monumentali.
“I sovrainnesti sulle piante infette adesso non hanno senso – afferma Gennaro Sicolo presidente della Cia Puglia – . Noi rispettiamo la Magistratura, ma è doveroso che quest’ultima rispetti quanto scienziati, ricercatori, donne e uomini che hanno studiato sul campo il triste fenomeno della Xylella hanno appurato in questi anni. Il rischio di quella sentenza è di restituire fiato a stregoni e sciamani che nulla hanno a che fare con l’olivicoltura e che, purtroppo, hanno contribuito in questi dieci anni a distruggere un patrimonio immenso rappresentato dai nostri uliveti ‘disseccati’ da un feroce batterio. In questo modo, non si difendono né la verità dei fatti né gli interessi delle aziende agricole a rilanciare l’olivicoltura”.
La pratica degli innesti è solo sperimentale, adottata con enormi ritardi e soprattutto se operata su ulivi fortemente compromessi non produce certamente i risultati sperati.
“La Puglia – sostiene il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia – non può permettersi di perdere senza fare nulla paesaggi e patrimoni olivicoli straordinari come la Piana degli Ulivi Monumentali e la Valle d’Itria. Lo scempio perpetrato sei anni fa ad Oria, quando non si vollero estirpare le piante infette, sta avendo i suoi effetti catastrofici, perché proprio da Oria sono partite le due direttrici dell’infezione verso Polignano in provincia di Bari in direzione nord-ovest e verso Massafra, in direzione ovest”.
“Lo stesso Servizio fitosanitario regionale – ricorda il presidente della Copagri Puglia Tommaso Battista – nell’atto relativo al protocollo innesti aveva chiarito che non vi sono evidenze scientifiche che dimostrino l’efficacia di questa pratica e che anzi una eventuale operazione di questo tipo presenti margini di rischio non quantificabili, dovuti a mancanza di osservazioni di lungo periodo sulla tenuta della resistenza e sulla tenuta del germoplasma delle due varietà, Leccino e FS17, attualmente individuate come resistenti, ma non immuni”.
“Il Tar di Puglia, – sottolinea il prof. Pasquale Montenurro già ordinario Uniba e Accademico dei Georgofili di Firenze- , ha “scimmiottato”, è il caso dirlo, la concorde opinione di tanti scienziati, mi sia consentito di affermare, “quelli veri”, che in pubblicazioni scientifiche riconosciute a livello internazionale, avevano decretato come per debellare la Xylella, vero responsabile della malattia, sia assolutamente inefficace la pratica degli innesti”.
“C’è da auspicare – continua il prof. Montemurro – che certi rallentamenti dettati dalla diffidenza nella scienza non avvengano più. Infatti, la scienza, quella vera, ha i suoi tempi, specie per studiare piante generose come gli ulivi, simboli della nostra millenaria cultura; in pratica, quanto più si riuscirà a frenare la velocità di diffusione della Xylella, tanto più tempo avranno gli scienziati per individuare un rimedio efficace, uno dei quali potrebbe essere avere come scopo l’individuazione anche nel germoplasma di altre specie arboree, di un gene capace di indurre una sicura di resistenza al batterio da introdurre nel Dna delle piante di ulivo”.
Se questo o altri tentativi raggiungeranno al più presto lo scopo, finirebbero da un lato fuori scena i tanti personaggi diffidenti nella scienza, e dall’altro sarebbero giustamente posti al centro gli scienziati che hanno sconfitto il batterio (non è impossibile!), per la gioia in primisdi tutti olivicoltori e quindi degli estimatori dell’olio extravergine di oliva”.
Attendiamo quindi la data del 30 giugno stabilita dal Tar di Puglia con la speranza di non inseguire altre alternative in assenza di evidenze scientifiche che rischiano solo di mettere a repentaglio l’intero patrimonio olivicolo regionale.
In apertura, foto di Olio Officina©
Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui
Commenta la notizia
Devi essere connesso per inviare un commento.