Mondo

Il turismo dell’olio è una grande sfida

Prima di intraprendere un’attività turistica bisogna formare gli operatori. L’accoglienza non si può improvvisare, ma servono standard qualitativi alti, ai quali anche il territorio deve, a vario titolo, contribuire. Per queste ragioni non si può ridurre il concetto di oleoturismo a una visita degli oliveti e dei frantoi, o a una semplice degustazione di olio: occorre pensare a nuove prospettive e sinergie, avviando una progettualità il più originale possibile

Luigi Caricato

Il turismo dell’olio è una grande sfida

Sabato 21 ottobre si è svolto a Trequanda, in provincia di Siena, l’incontro dal titolo Storie di oeloturismo. Come costruire le esperienze turistiche a tema olio. Di seguito, riportiamo integralmente l’intervento del direttore di Olio Officina, Luigi Caricato


Ci si è accorti tardi che il turismo è possibile svilupparlo anche legandolo a due capisaldi come l’olivo e l’olio.

In Italia esiste un’olivicoltura plurale, che si presenta una e molteplice, con una ricchezza di paesaggi e di varietà di olivi pronta per essere vissuta e condivisa quale esperienza aperta, turisticamente fruibile, così da poter trarre la giusta visibilità per le aziende olivicole e frantoiane, un’equa remunerazione e un più che legittimo vantaggio economico.

Il 26 gennaio 2022 la Gazzetta Ufficiale n. 37 del 14 febbraio 2022 ha tracciato le “Linee guida e indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività oleoturistica”. Si poteva intervenire prima, ma meglio tardi che mai. Sicuramente è un primo, importante, decisivo e necessario passo in avanti.

Cosa occorre fare. Chi deve farlo. Come farlo.

Territorio/paesaggio

Il turismo dell’olio non può prescindere dal territorio. Il territorio si esprime attraverso il paesaggio. Se il paesaggio non è sufficientemente curato, crolla l’elemento cardine del turismo. Occorre partire dalle campagne. Una campagna non coltivata, senza agricoltori, rappresenta un paesaggio senza più identità, abbandonato a se stesso. Un ritorno all’incolto e al selvatico non porta nulla alla comunità: sottrae soltanto, non aggiunge, non integra, non raccoglie consensi. Tutto poggia sulla bellezza e sulla funzionalità del paesaggio. Un paesaggio che non si può fruire è un luogo inospitale. Dove non c’è bellezza, non può esserci economia.

Un turismo sostenibile, senza eccessi, ma anche accessibile

Il turismo, tanto più quello dell’olio, non deve sovrastare l’ambiente, non deve penalizzare il territorio o usare le persone per fini commerciali. Un turismo di massa, mal distribuito, può solo consumare il paesaggio, depauperarlo, impoverirlo. Per una logica coerente, là dove ci si impegna a non cadere negli eccessi, il turismo deve essere anche (e soprattutto) accessibile: ai disabili, per esempio; come pure a chi non dispone di risorse adeguate da poterne fruire con serenità. Ridare vita ai borghi, alle case di campagna, creando ristoranti e “rifugi” di campagna deve essere l’obiettivo non di un singolo o di un’azienda, ma di tutto il territorio.

Si fa presto a dire turismo dell’olio

Prima di intraprendere un’attività turistica, occorre formare gli operatori. L’accoglienza non si può improvvisare. Non bastano il calore umano e l’empatia, è richiesta professionalità e soprattutto strutture adatte, adeguate ed efficienti. Occorrono standard qualitativi alti, ai quali anche il territorio deve, a vario titolo, contribuire. Il turismo dell’olio non si può ridurre a una visita degli oliveti e dei frantoi, o a una semplice degustazione degli oli in azienda: occorre pensare a nuove prospettive e sinergie. Ci vuole una cultura dell’accoglienza, non basta una cultura di prodotto.

La via del design

Per partire bene e andare nella giusta direzione, occorre avviare una progettualità, cercando di essere il più originali possibili. Ecco allora venire in soccorso la via del design. Il termine inglese design significa letteralmente “progetto”, “disegno”. Con Olio Officina ho elaborato insieme con due designer (Mauro Olivieri e Antonio Mele) un documento – denominato Manifesto per un design oleario etico e sostenibile – che si estende anche al turismo dell’olio. Il design non riguarda solo le bottiglie, i contenitori, ma anche gli stessi ambienti e i contesti operativi e di consumo in cui si svolge l’intero processo di approccio all’olio.

Un design di sistema che parta dallo stesso oliveto (nei suoi sesti di impianto e allevamento), per giungere al frantoio (nella sua concezione, disposizione e ampliamento degli spazi), fino a contemplare pure gli stessi locali di confezionamento, luoghi tutti da ripensare e rimodulare in un’ottica nuova, con un’apertura al pubblico degli ambienti da destinare a una fruizione universale e popolare.

In quest’ordine di idee dovrà necessariamente cambiare – in modo anche radicale – la logica degli spazi. Non più opifici per soli addetti ai lavori, ma luoghi in cui assistere e curiosare rispetto a quanto accade intorno. L’obiettivo di questa iniziativa è far entrare nel ciclo della produzione anche chi ne è estraneo, ovviamente con le dovute distanze e precauzioni, in merito alla sicurezza sul lavoro, senza intralciare le operazioni, ma assistendo, da osservatori attenti e curiosi, alle dinamiche operative che si delineano all’interno dell’azienda.

L’idea è di ripensare in chiave contemporanea quel che già in parte, e in modo differente, avveniva, nei frantoi intesi come agorà e luoghi di incontro. Pensare alle aziende come entità sociale non più estranea al mondo esterno, ma aperta all’accoglienza, in qualche modo alla maniera delle fattorie didattiche, coinvolgendo le persone che fruiscono dell’olio ma senza l’impegno di esercitare una funzione pedagogica. Unica sola accortezza è non creare intoppi nel processo di produzione.

L’obiettivo è rendere visibile e trasparente quanto accade in azienda. Per far ciò è necessario concepire nuovi spazi di fruizione, dalle aree destinate allo show room a quelle per l’accoglienza e l’intrattenimento, fino a progettare spazi ludici e di somministrazione degli alimenti compreso la divulgazione anche didattica dei processi.

L’azienda come organismo sociale ed etico, che opera in un luogo che comprenda anche l’esposizione, la vendita e il consumo di olio oltre che di altre preparazioni alimentari. Un luogo di condivisione che vada oltre il concetto di “oleoteca con cucina”, estendendo nel contempo la fruizione degli spazi anche per l’esposizione e la vendita di libri inerenti all’olivo e all’olio, creando una vera e propria “biblioteca olearia” che diventi anche un polo culturale per la città in cui ha sede.

Questa idea di realizzare uno specifico documento, che partendo dai contenitori per l’olio si estenda anche agli ambienti, segna un nuovo punto di partenza utile e quanto mai necessario sia per l’intero comparto olio da olive, sia per lo stesso mondo del disegno creativo.

L’invito che qui si rivolge è di accogliere e far propri i contenuti del “Manifesto per un design oleario etico e sostenibile”, quale guida, condividendoli e diffondendoli in modo da sviluppare e dar corso a un nuovo approccio e a un rilancio dell’immagine dell’olio extra vergine di oliva e del suo reale valore, comprendendo – possibilmente – anche tutti gli altri elementi affini, olive comprese, nelle varie declinazioni, dando vita nuova anche alle foglie di olivo, o alla stessa sansa e acqua di vegetazione, a quel che impropriamente viene definito “scarto di lavorazione”, quando invece è risorsa viva ed economicamente valida, spendibile e concreta.

Tutto ciò va ripensato e progettato nella logica del design. L’olio è quel che noi immaginiamo che sia e, come tale, va di gran lunga oltre il concetto di nuda materia prima: prima ancora che alimento e merce, l’olio extra vergine di oliva – non dimentichiamolo mai – è un marcatore culturale.

In apertura, foto di Olio Officina©. All’interno, foto profilo Facebook Strada Vino Nobile Montepulciano e Sapori Valdichiana Senese

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui

Commenta la notizia