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Non basta dire turismo dell’olio, occorre saperlo fare

Servono testimonianze e idee, servono esempi concreti. Noi ne abbiamo individuati alcuni. Dagli Stati Uniti, con Nicholas Coleman, alla Spagna, con Nieves Ortega, fino alla Grecia, con Georgios Karabatos, ideatore del progetto “rotte dell’olivo”. E poi c’è l’Italia, che non può certo deludere le aspettative, e così a Olio Officina Festival se ne parlerà con, tra gli altri, Chiara Agostinelli

Maria Carla Squeo

Non basta dire turismo dell’olio, occorre saperlo fare

Partiamo da un presupposto: il mondo dell’olio ha fortemente bisogno del turismo. Nel senso che ha necessità di attingere, attraverso degli investimenti nelle attività turistiche, a fonti di reddito alternative pur di sopravvivere. Già, perché il mercato non è tra i più favorevoli. Entrare nei tradizionali circuiti commerciali è difficilissimo, i ristoranti sono un’opportunità mai messa a frutto, e allora non resta altro che la vendita diretta, ed è qui che subentra il turismo. Portare i potenziali clienti in azienda, offrendo però qualcosa di concreto e di piacevolmente fruibile. Ciò che serve è una strategia, senza non basta dire turismo dell’olio, occorre saperlo fare, altrimenti resta solo una aspirazione senza esiti. Ecco allora il focus sul turismo a Olio Officina Festival, una buona occasione per approfondire il tema. Curiosate tra i vari temi affrontati nella tre giorni dell’evento: QUI.

E poi, come non puntare i riflettori sul numero 17 di OOF Magazine, interamente dedicato al turismo dell’olio. Abbiamo già avuto modo di scriverne.

E poi, quel che occorre in tema di oleoturismo, è sapere cosa accade al di là dei nostri confini. Il turismo dell’olio in Nord America, per esempio. L’oleologo Nicholas Coleman. In California, ma anche in Florida, Georgia, Texas, Arizona e Oregon vi sono strutture dedicate. In California, in particolare, operano circa cinquanta destinazioni turistiche finalizzate all’olivo e all’olio, la maggior parte delle quali situate nelle aree costiere e della Sierra Foothill, con altre nella Central Valley e nella Coachella Desert Valley. Ciò che va notato è che al di là di tutto resta comunque un’esperienza nuova, ma l’impegno è tale da investirci molto perché si è sicuri del ritorno che ne deriva. Ci si muove attraverso il passaparola – chiarisce Coleman – mentre altri ne vengono a conoscenza tramite Trip Advisor, Visit California, Woofing, Visit Yolo County, Travel Paso, o la Olive Oil Heaven Guide, che presenta una utile connessione con gli olivicoltori”.

E in Spagna? Cosa avviene sul fronte del turismo? “Non esiste alcuna legge che regoli tale attività”, spiega la direttrice della rivista Olimerca Nieves Ortega. La vera novità – precisa la giornalista – è rappresentata dai centros de Interpretación del Olivar. iniziative realizzate principalmente con finanziamenti privati ​​e, in alcuni casi specifici, anche attraverso l’aiuto di Comuni o Consigli provinciali.

La Grecia ha avuto la grande intuizione di iniziare un percorso virtuoso in tempi lontani. Al centro la Fondazione culturale “The Routes of the Olive Tree”, un’organizzazione non governativa e senza scopo di lucro, indipendente da ideologie e interessi economici, con sede a Kalamata, in Grecia. Qui Georgios Karabatos nel 1998, quando ricopriva l’incarico di presidente della Camera di Commercio di Messinia, nel Peleponneso, coinvolse i primi viaggiatori desiderosi di conoscere i paesi dell’olivo al di là della Grecia. Dalla sua idea nacque in seguito un itinerario culturale riconosciuto nel 2003 dall’Unesco e successivamente, nel 2005, dal Consiglio d’Europa, che oggi abbraccia Paesi del sud Europa e del nord Africa. Una iniziativa davvero lodevolissima.

E l’Italia? Scopritelo nel numero 17 di OOF Magazine, numero interamente dedicato al turismo dell’olio, ma anche a Olio Officina Festival, dove, tra i vari interventi c’è grande attesa per quello di Chiara Agostinelli, imprenditrice di una realtà multiforme, Al vecchio Frantoio Bartolomei, in Umbria. In dialogo con Luigi Caricato, la Agostinelli si interrogherà su cosa significhi e cosa comporti dire/fare turismo dell’olio. Con lei si parte dai musei, che ci raccontano la nostra storia, quindi si percorrono gli oliveti, che mediano tra passato, presente e futuro; e si entra, per viverli con spirito diverso, nei frantoi, nei luoghi sacri in cui l’olio viene generato. Per approdare nelle oleoteche con cucina, andando sempre oltre, inventando nuove formule di comunicazione e fruizione dell’oleoturismo. Parlare di turismo però non basta, occorre mettersi all’opera. Non c’è altra soluzione, per dare una svolta al settore. Il turismo può trainare il comparto dell’olio e riportare il settore in un’altra dimensione, rispetto a quella degli ultimi decenni, in cui la scarsa remunerazione ha costretto all’abbandono di molti oliveti. È tempo di un riscatto e questo può sicuramente esserci attraverso il turismo, ma occorre saperlo fare e farlo bene.

In apertura, illustrazione di Doriano Strologo per OOF Magazine numero 17

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