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Ambiente a rischio con il biogas

A lanciare l’allarme, gli imprenditori del settore sansa. Non si evidenzierebbero i rischi dell’impiego indiscriminato in agricoltura di digestato e acque di vegetazione, sottoprodotti olivicoli utilizzati come fonti rinnovabili. Secondo Michele Martucci, presidente del Gruppo sansa di Assitol, gli incentivi destinati alle bioenergie sottrarrebero molta materia prima, a totale svantaggio della sua destinazione alimentare

Olio Officina

Ambiente a rischio con il biogas

Il biogas – si legge in una nota stampa diffusa da Assitol – , quando utilizzato in modo non corretto, mette a rischio l’ambiente. Non solo: rende ancora più complessa l’attività dei sansifici, già colpiti dalla difficile campagna olearia in corso. A lanciare l’allarme è il Gruppo olio di sansa dell’associazione dell’industria olearia italiana, ciò in particolare dopo alcuni episodi, registrati in diverse regioni italiane, di emissioni nocive e di cattivi odori provenienti da impianti che producono biogas.

“A causa dei comportamenti di alcuni operatori – spiega Michele Martucci, presidente del Gruppo sansa di Assitol – che puntano sugli incentivi destinati alle bioenergie, ci vediamo sottrarre la materia prima, a tutto svantaggio della destinazione alimentare della stessa sansa, che è alla base del nostro lavoro”. Il forte calo di produzione (-60%) della campagna olearia in corso ha quindi provocato una vera e propria corsa alle biomasse di origine olivicola, che usufruiscono degli incentivi per l’energia rinnovabile.

La sansa – si legge nella nota Assitol – è il residuo solido della frangitura delle olive, ed è storicamente impiegato per ottenere olio alimentare e, in aggiunta, un combustibile solido di origine vegetale. Da sempre l’olio di sansa fa da apripista all’olio d’oliva nei nuovi mercati, in particolare nei Paesi non ancora abituati al gusto dell’extra vergine. “Un ruolo che, in questa campagna olearia, fatichiamo a mantenere – sottolinea il presidente dei sansifici italiani – pur di ottenere i contributi energetici, parecchi operatori hanno fatto incetta di sansa vergine, togliendo dal mercato quote importanti di materia prima e mettendo in crisi il nostro lavoro non soltanto sul mercato interno, ma anche su quello estero”.

Sul fronte ambientale, preoccupa invece l’impiego indiscriminato di sottoprodotti come il digestato e le acque di vegetazione, come fertilizzanti agricoli. “Il loro spandimento è effettuato molto spesso senza alcun trattamento preventivo – spiega Martucci -, provocando così una concentrazione di sostanze nocive nei terreni. In questo modo, si danneggiano i campi, che perdono fertilità e, alla lunga, subiscono un progressivo fenomeno di erosione, oltre all’inquinamento delle falde acquifere”. La stessa digestione anaerobica necessaria per produrre biogas è fonte di emissioni maleodoranti, come accertato in diversi casi registrati in Toscana e Lombardia.

E’ bene ricordare che sono i contribuenti a finanziare gli incentivi alle rinnovabili in bolletta, con una quota del 25%. “Per colpa della speculazione di pochi – conclude il presidente del Gruppo olio di sansa di Assitol – si rischia una doppia truffa allo Stato, sia sul fronte fiscale, sia su quello ambientale. Chiediamo alle istituzioni di vigilare, con l’obiettivo di evitare ulteriori danni per il nostro settore e per i nostri conti pubblici”.

Si ringrazia per la notizia Silvia Cerioli. La foto di apertura è di Olio Officina

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